di Anna Martini, @mammadi6maschi

Outplacement, ossia come farsi scegliere scegliendolo!

Outplacement, ossia come farsi scegliere scegliendolo!

Ciao a tutti, questo post  nasce dalle mie riflessioni su di un articolo che titola così “Disoccupati over 45: senza lavoro per sempre” e descrive come oggi sia esponenzialmente cresciuto il numero di coloro che perdono il lavoro dopo anni di onorata carriera e come  molti  di loro nel mercato del lavoro siano destinati a non rientrarvi più.

Ho letto con interesse l’articolo che parla di numeri, età, professioni, settori, ripercussioni sulle famiglie, prospettive future funeste, percentuali, cause … ma non soluzioni!

Sono veramente stupita di come, un articolo che affronta tali argomenti, non nomini nemmeno marginalmente uno strumento come l’Outplacement.

Leggendo l’articolo trovo, finalmente, il richiamo alla ricollocazione ma, ancora una volta, viene preso in esame solo il problema che c’è a monte e non viene fatto nessun accenno ad una soluzione alternativa.

Una diversa visione delle cose

A coloro che hanno letto e condividono il pensiero espresso vorrei offrire una diversa visione della situazione e chiedere se hanno mai pensato di avvarlersi del servizio di Outplacement,  un vero strumento di supporto a sostegno di chi si trova a subire situazioni difficili come il fallimento della ditta, la decisione di chiudere l’attività da parte del datore di lavoro, la chiusura del contratto, il  mobbing,  lo svecchiamento della forza lavoro, un trasferimento imposto ecc..

trovandoci a vivere la perdita del lavoro, possiamo scegliere l’Outplacement, per farci scegliere ancora!

Faccio un passo indietro e provo a riportare alcune definizioni dell’Outplacement date da chi, come me, è un operatore del settore:

Camilla Servi scrive: L’Outplacement è un’ opportunità di realizzazione. Considero lo strumento dell’Outplacement non solo funzionale al reinserimento nel mercato del lavoro ma anche un’opportunità di riflessione e di scelta consapevole del proprio percorso professionale e di consapevolizzazione dei propri obiettivi. Un Brutto Lavoro è Peggio della Disoccupazione: Solo un lavoro soddisfacente rende soddisfatti.

Tiziana Rocca scrive: L’Outplacement non è un servizio di ricollocazione ma di SUPPORTO alla ricollocazione. Molte persone pensano che accedere a questo servizio significhi attivare qualcuno che cerchi il lavoro al posto proprio. In realtà nella ricerca di una nuova opportunità lavorativa l‘attore principale è e rimane la persona. Il consulente, con la sua esperienza, il metodo e le tecniche fornisce l'”assist” giusto per centrare il bersaglio: una nuova collocazione lavorativa il più possibile in linea con le aspettative e gli obiettivi professionali del candidato.

Maria Cristna Zunino dice: Dal mio punto di vista l’Outplacement offre la preziosa opportunità di guardare al futuro avvalendosi di una una più ricca e profonda visione del proprio passato e del proprio presente. Ogni narrazione che una persona fa di se stessa tende ad essere in qualche modo appiattita: il percorso di Outplacement mette in discussione questa percezione.  Ai miei candidati propongo spesso queste metafore: quella dell’archeologo – che scavando pazientemente scopre i propri tesori nascosti e dimenticati – e quella del geologo – che definisce le caratteristiche dello strato superficiale del terreno sul quale si muove in funzione della sovrapposizione storica di diversi strati e di diversi materiali.  E’ da questa nuova e più articolata consapevolezza di sè che secondo me si può ripartire, con maggiore fiducia ed energia. E’ da questi presupposti che i processi di ricerca e di scelta vengono attivati e supportati.

Non volendomi, adesso, addentrare ulteriormente nei contenuti tecnici del servizio vorrei solo aggiugere che, trovandosi a vivere la perdita del lavoro, possiamo scegliere l’Outplacement, per farci scegliere ancora! Rimane anche la possibilità  di non fare nulla e pensare che nel mercato del lavoro non ci rientremo mai!

ciao a tutti, Anna

Ecco l’articolo citato

2 comments

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  1. lordbad

    1 Maggio 2011 at 15:42

    Concordo con il post! E mi piace!

    Oggi (e non solo oggi…) occorre riscoprire la dimensione dell’essere umano quale essere operaio, ed operante! Beato sia allora l’Operaio…

    Spero avrai modo di ricambiare la visita sul blog Vongole & Merluzzi dove si parla proprio di questo..

    http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/05/01/beato-sia-loperaio/

    • Anna Martini

      1 Maggio 2011 at 16:38

      Ciao e grazie della visita e del commento. Visiterò di certo il tuo blog e leggerò con interesse! A presto allora 🙂

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